Parnaso Italiano
Repertorio della poesia italiana tra Cinquecento e Seicento
Repertorio della poesia italiana tra Cinquecento e Seicento
Annibale Caro [1507 - 1566]
Rime [1757]
Rime [1757]
XCIII
M. Domenico Veniero, al Caro.
M. Domenico Veniero, al Caro.
CARO, ben certo a par de’ più graditi
lor figli, a Febo ed a le Muse caro, poich’avanzi, cantando, in suon più chiaro mill’altri a segno d’alto onor saliti; come da questi avventurosi liti (se non ch’è ’l ciel di te lor troppo avaro, poi che gli torni a riveder sì raro) non hai sin ora i nostri prieghi uditi? Come non hanno almen le nostre ardenti voci portate l’aure ove soggiorni? Ahi, ch’anzi pur se l’han portate i venti. Deh, fa tosto, ANNIBAL, ch’a noi ritorni; ch’ardono di desir le nostre menti, che Venezia di lauro il crin t’adorni. | 5 10 |
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