Parnaso Italiano
Repertorio della poesia italiana tra Cinquecento e Seicento
Repertorio della poesia italiana tra Cinquecento e Seicento
Pietro Bembo [1470 - 1547]
Rime [1548]
Rime [1548]
LVI
O rossigniuol, che ’n queste verdi fronde
sovra ’l fugace rio fermar ti suoli, e forse a qualche noia ora t’involi; dolce cantando al suon de le roche onde, alterna teco in note alte e profonde la tua compagna, e par che ti consoli; a me, perch’io mi strugga e pianto e duoli versi ad ogni or, nessun giamai risponde, né di mio danno si sospira o geme; e te s’un dolor preme, può ristorar un altro piacer vivo, ma io d’ogni mio ben son casso e privo. Casso e privo son io d’ogni mio bene, ché se ’l portò lo mio avaro destino; e, come vedi, nudo e peregrino vo misurando i poggi e le mie pene. Ben sai che poche dolci ore serene vedute ho ne l’oscuro aspro camino del viver mio; di cui fosse vicino il fin, che per mio mal unqua non vène e mi riserva a tenebre più nove. Ma se pietà ti move, vola tu là, dove questo si vole, e sciogli la tua lingua in tai parole: a piè de l’Alpi, che parton Lamagna dal campo ch’ad Antenor non dispiacque, con le fere e con gli arbori e con l’acque ad alta voce un uom d’Amor si lagna. Dolore il ciba, e di lagrime bagna l’erba e le piaggie; e da che pria li piacque penser di voi, quanto mai disse o tacque va rimembrando, e ’ntanto ogni campagna empie di gridi, u’ pur che ’l piè lo porte; e sol desio di morte mostra negli occhi, e ’n bocca ha ’l vostro nome, giovene ancor al volto et a le chiome. Che parli, o sventurato? a cui ragioni? a che così ti sfaci? e perché non più tosto piagni e taci? | 5 10 15 20 25 30 35 |
poesialirica.it - gennaio 2008 - Ideazione e realizzazione a cura di admin@poesialirica.it